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Something’s lost and can’t be found



anno: 2013
realizzazione: USA, Oxbow School, Napa Valley, CA
tecnica: calcografia, tecnica sperimentale, matrice a perdere.
tiratura: serie di 12 / esemplare unico.
prima uscita espositiva: Fries Grafisch Museum, Joure, Olanda, 2013.


Berkeley. In bus diretta da qualche parte. Un uomo anziano si siede a fianco a me. Ripete incessantemente una frase:“something’s lost and can’t be found”. Il viaggio non è breve: lui continua finché non scendo.
Scoprirò poi che è una supplica a Sant’Antonio, dicono vada fatta quando si perde qualcosa e lo si vuole ritrovare. Cerco ancora e in rete trovo decine di database con i nomi e le facce delle persone che scompaiono nel mondo. Fra i dati ci sono anche le loro storie, inizio a raccoglierle, a guardare le loro fotografie. Avendo un rapporto particolare con la solitudine e anche con la fuga, mi sento infinitamente coinvolta.

Il lavoro è realizzato a partire da una delle fotografie d’archivio. È stato ottenuto da una lastra calcografica lavorata con un processo che tecnicamente si definisce –a perdere-: è stata incisa, stampata, incisa ancora, stampata e così via, fino al completo deterioramento della matrice. 16 stati della lastra, una sola copia per ogni stato.

something's

Il progetto è stato realizzato presso la Oxbow School di Napa Vally, CA, in cui ero ospite nel 2013.
Lo stesso lavoro mi ha portata poi in Olanda per un’esposizione al Grafisch Kabinet del Fries Grafisch Museum a cura di Joseph J. Visser. Non volendo spedire il lavoro, per paura che l’uomo si perdesse di nuovo, l’ho accompagnato. Quasi trenta ore di autobus.

Su questo viaggio terribile ho scritto un diario, Pelle di Merluzzo, che ha vinto il riconoscimento del Premio Treccani per l’eccellenza della narrativa sul web.

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